L’osteria Paradiso è una vera e propria istituzione del mangiare casareccio a Palermo.
Pietro Corona, il proprietario, può vantare una clientela fedelissima che affolla tutti i giorni (solo a pranzo) i sei tavoli a disposizione.
Devo dire che il primo impatto con il locale mi ha un poco lasciato perplesso: il quartiere non è proprio una meta turistica ricca di bellezze e l’interno del ristorante è assolutamente dimesso (è sempre lo stesso dal ’67 anno di apertura?). I pochi tavoli sono ricoperti dalla plastica per salvaguardarli dalle macchie e qualche pescetto dentro una ciotola faceva bella mostra dietro il bancone.
Erano quasi le tre e – unico cliente rimasto – ho dovuto affrontare lo scontroso Pietro in un pericoloso uno contro uno:
Che vuoi mangiare carne o pesce?” mi ha chiesto con fare burbero.
“Che mi propone?” gli ho risposto perplesso.
“Come primo: insalata di mare, pasta con le vongole, al nero di seppia, le lasagnette fresche c’anciova, con le sarde e la glassa” mi dice tutto d’un fiato.
Mi rimane in testa giusto l’ultimo piatto pronunciato: “La glassa come è fatta?” gli chiedo perplesso.
“Con lo spezzatino, ci vuoi pure i piselli?”
“E mettiamoci pure i piselli” gli ho detto con entusiasmo. Poi Pietro si è spostato in cucina chiededomi se volevo mezza porzione.
Dopo qualche minuto mi arriva una mezza porzione che ricorda molto da vicino una porzione intera per quanto è abbondante. Il piatto è buono e molto particolare, anche se la pasta – per i miei gusti – era leggermente scotta. Nel complesso buono, ma da un posto così tanto decantato da vari blog di cucina e che ha ricevuto la famosa chiocciolina Slow Food mi sarei aspettato qualcosa di più.
“Vuoi il secondo?” mi chiede Pietro portandomi via il piatto.
“Lo voglio, lo voglio”.
“Ti posso fare gli involtini alla palermitana, il manzo lesso o qualcuno di questi pesci che ho qui” mi dice indicandomi una ciotolina.
“Come li puoi fare?”
“Io ti farei il sarago all’acquapazza. Il sarago è buono in umido”. Taglia corto il proprietrio.
Dopo qualche minuto arriva il mio sarago e devo dire che era perfetto: fresco, saporito e cotto alla perfezione. La scarpetta nel bel sughetto era d’obbligo.
Pietro si mette seduto sulla sedia e ogni tanto mi guarda mangiare.
“Vuoi un dolce?” mi chiede una giovane ragazza.
“Che avete?” le chiedo per completare il pranzo.
“Ananas, Banana, Arance…”
“Non avete un dolce vero e proprio?”
“I dolci li facciamo in inverno, fa troppo caldo ora per mangiare un dolce”.
“Va bene” le rispondo poco convinto: “Una banana”.
“Ti ci metto un liquore buono sopra” mi dice lei andando in cucina.
Chiedo il conto ma si dimenticano la ricevuta.
Quindi che dire di questa insolita recensione/cronaca dell’Osteria Paradiso? Un buon ristorante, casareccio, informale, storico, dove chi è in cucina sa fare il suo lavoro. Da quello che ho potuto vedere la freschezza del pesce è la colonna su cui si basa il successo del Paradiso. Insolitamente ben fornita la cantina: permane infatti ancora la vecchia scritta “I vini del Paradiso” che racconta il passato di questa osteria; un passato fatto di vini più che di fornelli.
Forse leggermente elevato il conto: da un locale del genere non mi sarei aspettato di spendere 20 euro per mezza pozione di pasta, un saraghetto e una banana. Comunque ne è valsa la pena e il pesce era assolutamente fresco e ben cucinato. Potete prenotare al telefono, ma non scommetterei sul fatto che il tavolo vi verrà riservato.
Osteria Paradiso
SERVIZIO: burbero
PARCHEGGIO: normale (in una città dove trovare parcheggio è difficile)
PREZZO: 25-30 euro
GIORNO DI CHIUSURA: aperto solo a pranzo. Chiuso la domenica e due settimane ad Agosto
TELEFONO:
INDIRIZZO: Via serradifalco 23 – Palermo
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