Quando mi sono trovato davanti la strada sterrata mi sono sentito terribilmente in colpa: mi stava piacendo molto il parco del Lago del Segrino, ma del ristorante all’orizzonte proprio non vi era traccia.
Mia madre stava iniziando a perdere la pazienza e ha esclamato “Ma dove ci hai portato?!”. Mio padre deve essersi chiesto come mai proprio a lui era capitato un figlio così fissato con il cibo.
Raggiungere Inarca è laborioso. Armate il Tom Tom e non fatevi prendere dal panico quando vi troverete davanti la famigerata strada sterrata.
Ma ogni chilometro, ogni imprecazione vale il viaggio.
Eppure noi Inarca lo abbiamo messo alla prova in un giorno impegnativo: non era facile suscitare interesse dopo una serata di natale che ci aveva visto ingurgitare in quantità (per l’appunto “natalizie”) cibo di un’ottima qualità.
E noi a Inarca dobbiamo tanto: innanzitutto perché il 25 a pranzo non voleva farci mangiare nessuno (ma non si dice che lo chef è un lavoro duro perché si lavora anche a Natale!?), secondo poi perché far uscire soddisfatti clienti che già entravano a pancia piena non è cosa da poco.
Dovevate vedere le nostre facce quando il cameriere ci ha detto che ci sarebbe toccato il menù di natale. Abbiamo implorato pietà, li abbiamo supplicati di ricevere una versione ridotta, ma sono stati spietati. Nessuno concessione: menù completo.
Ed è stata una fortuna… Da Inarca il detto l’appetito vien mangiando è stato rispettato appieno.
Il ristorante appare come una baita di montagna assai calorosa. Un grande San Bernardo veglia nel giardino appena accanto alla trattoria.
Appena entrati la cosa che ci ha maggiormente conquistato è stata la dimensione delle pance dei nostri vicini di tavola.
“Se hanno queste pance deve essere buono per forza…” ha sussurrato mio padre guardandosi divertito attorno.
La sala al piano di sotto è piena di bottiglie di vino e ricorda un’enoteca di montagna.
La cucina è tradizionale (“con una ricerca archeologica orientata al riscoprire i vecchi sapori di una volta” afferma il proprietario) con più di qualche concessione alla creatività.
Noi vi possiamo decantare le lodi del menù di Natale: abbiamo cominciato con un tortino di formaggio accostato con una specie di pasta d’acciuga fatta con un pesce di lago locale (non mi ricordo che pesce!), un risotto allo zafferano con carrè d’agnello, il bollito con una mostarda di Cremonabuonissima che aveva tutta l’aria di essere stata fatta in casa. Per finire un panettone fatto in casa che era da leccarsi i baffi! Tutto accompagnato da ottimo vino.
Ma chi ci è stato durante l’anno racconta con entusiasmo l’incontro ravvicinato con la testa d’agnello con cipolle rosse, narra di pappardelle al ragù di cinghiale fantastiche, di maccheroncini con i missoltinimeravigliosi.
I piatti forti sono soprattutto quelli della stagione fredda: brasato, casseruola, bollito di guanciale con mostarda, pollo alla cacciatora.
D’estate invece Inarca offre dei graziosi tavolini all’aperto che rendono piacevolissimo il pranzo.
Concludiamo dicendovi che Inarca dimostra un’attenzione quasi maniacale alle materie prime che vi vengono presentate: tanti prodotti hanno ormai acquisito il celebre riconoscimento “presidio slow food”.
Per capire di che razza di ristorante stiamo parlando vi diciamo solo che i salumi provengono dai maiali “fatti in casa”… Andateci!
Inarca (prende il nome dall’antico arco costruito dai frati)
SERVIZIO: buono
PREZZO: 30 euro
INDIRIZZO: Via Inarca 16 – PROSERPIO
TEL. 031620424
CHIUSURA: lunedì
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