Siamo negli anni ’70 e Franco Perugini apre un locale alla Garbatella in una piazzetta deliziosa.
Attraversando un arco accanto al ristorante si possono ammirare i lotti con le piccole villette che danno vita a questo meraviglioso quartiere anni trenta. La vivacità un po’ molesta del signor Franco era tale da valergli il soprannome di Moschino, cosicché quando Franco decide di aprire la sua osteria la chiama appunto Dar Moschino.
Non molto è cambiato in questa trattoria dagli anni ’70. La sala è sempre la stessa, a gestirla oggi è la figlia di Franco che tiene intatta la tradizione con sacra rigidità. Il menu, rigorosamente recitato a voce, è tutto incentrato sulla romanità, compreso il desueto piatto del giorno: martedì trippa (10 euro), giovedì gnocchi (8), venerdì ceci e cannolicchi (8), sabato fettuccine fatte in casa (8).
Si comincia con il frittatone di zucchine (in bella vista sulla porta d’entrata) e il prosciutto tagliato al coltello (6).
Un solo tipo di pasta, ovvero i rigatoni – gricia, carbonara, amatriciana, cacio e pepe (tutti 8 euro) e dopo anni di divieto torna la paiata (9 euro).
Tra i secondi spiccano le polpette di bollito (9 davvero ottime) e quelle di vitello, il pollo alla romana (8) e la coda alla vaccinara (12) con contorni classicissimi come la cicoria (5), l’ottimo carciofo alla romana (5) e le puntarelle (5).
Si chiude – non vi dico neanche gli altri dolci – con il tiramisù (5) della casa. Notevole!
Una sola sala, immutabile negli anni con quadri di cavalli (grande passione Der Moschino) appese in ogni dove. Tanti tavoli, un po’ di confusione con i cartoni della pasta stoccati nella sala. A servire il ghigno sornione pieno di sarcasmo del grande Mario. Un servizio un po’ rustico e non puntualissimo, ma con una certa gentilezza un po’ spicciola tutta romana.
Lascia perplessi il fatto che questo ristorante possa oscillare in un’alternanza di commenti che spaziano dalle feroci critiche alle altissime lodi. Per anni Dar Moschino è stato presente nella guida slow food, poi ne è uscito e ogni tanto si leggono critiche su trip advisor piuttosto inspiegabili (ancora co sto trip advisor?!). Eppure Dar Moschino è sempre uguale a se stesso, io lo conosco da una ventina di anni, ovvero da quando da ragazzino mio padre mi ci fece mangiare per farmi fare una passeggiata in uno dei più bei quartieri di Roma. Poi durante gli anni dell’Università, da frequentatore di Roma Tre, tra una lezione di diritto privato e di istituzioni romane, Dar Moschino si veniva a fare un pranzo con i compagni di corso.
Il risultato sempre lo stesso. Sapori genuini, alcuni piatti particolarmente riusciti come le polpette di bollito, altri forse un po’ meno (la matriciana, un po’ slegata non la consiglierei e il vino della casa non fa certo gridare al miracolo). Non si fa risparmio di sale. Ma il conto è molto corretto e si ha l’impressione di mangiare in un posto vero. Perché qui di turisti ne arrivano pochi, perché la figlia di Franco ha tenuto tutto com’era 40 anni fa, perché l’espressione accomodante e singolare di Mario vi farà sorridere.
Quindi, se cercate una trattoria romana senza fronzoli, Dar Moschino è il posto giusto per voi. Se cercate cucina romana rivisitata, innovazione, servizio da ristorante stellato e cene a lume di candela, opterei onestamente per soluzioni differenti.
D’estate e primavera Dar Moschino offre tavolini all’aperto sulla affascinante Piazza Brin, non lontano dove venne posata la prima pietra con cui si diede inizio ai lavori della Garbatella. Terminato di mangiare, lasciate una mancia a Mario e attraversate l’arco accanto al ristorante (archetto Der Moschino). Vi sembrerà di attraversare la tana del Bianconiglio, entrando nel magico mondo della Garbatella vecchia.
Dar Moschino
SERVIZIO: il mitico Mario è una vera e propria istutuzione
PREZZO: 25/30 euro
PARCHEGGIO: non molto difficile, ci sono posti nella piazzetta davanti al ristorante
TELEFONO: 065139473 – I coperti sono pochi e la prenotazione in prima serata nel weekend obbligatoria (se volete mangiare)
INDIRIZZO: Piazza Brin 5 Roma (Garbatella Vecchia)
GIORNO DI CHISURA: domenica
POSITIVO: cucina romana della tradizione, ambiente fermo agli anni ’70, servizio romano, prezzi corretti, Garbatella vecchia a due passi, dehor esterno con tavolini all’aperto in primavera
NEGATIVO: sempre uguale a se stesso
PIATTO DA NON PERDERE: polpette di bollito, tiramisù e carbonara
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