Felice (Testaccio) VOTO 8.5

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"Ho visto il monumento a Porta pia
quel grande bersagliere con il pennacchio.
Dissi a Rutelli di buttarlo via e metterci felice con L’abbacchio.
Felice non è un uomo è una filosofia di tutti grandi cuochi lo spauracchio.
Perché sto a Roma? Dico a chi mi dice: Perché c’è il Papa, il Colosseo e Felice.
Felice è un uomo onesto, bravo e giusto
e quando morirà (a tutti tocca)
ci sarà in Paradiso un gran trambusto
Pure gli angeli perderan la brocca
Cristo lo accoglierà con grande gusto
Lo abbraccerà con l’acquolina in bocca
e gli dirà, in mezzo a quel presepe
E vai Felì, facce ‘na cacio e pepe!".

Così recita la poesia dedicata a Felice da Benigni, cliente affezionato di questa celebre trattoria romana.

Segnalato da tutte le guide dell’universo (Michelin, Gambero Rosso, Slow Food,  l’Espresso, Alice e chi più ne ha più ne metta), Felice è un vero e proprio tempio della cucina romana che, guarda caso, ha sede a Testaccio, quartiere tempio della cucina romana. Ed è stata proprio la presenza del mattatoio ad aver dato lo spunto alle osterie presenti in questo quartiere ad utilizzare quelle parti povere che hanno così tanto caratterizzato la cucina di Roma. Nascevano così la carbonara, la trippa, la pagliata, la coda alla vaccinara e tanti altri piatti ormai difficili da trovare ben cucinati. Qui da Felice, seppur non a prezzi proprio modici, quella tradizione rimane intatta e la cucina romana si può mangiare in tutta la sua ritrovata originalità.

La scritta “Semo tutti esauriti” fa bella mostra all’entrata del locale rivelando, senza timore di essere smentita, lo stato d’animo dei camerieri: sempre di fretta, poco sorridenti e scontrosi, girano per i tavoli sfogiando la maglietta con la scritta “Felice”. La leggenda vuole – e per fortuna non mi è mai capitato – che da Felice non si riuscisse a mangiare se alla porta si risulta antipatici. Pare ci volesse poco per essere respinti: una parola sbagliata; un commento fuori luogo, un sorriso poco convinto. Vero è che qui non è certo un problema perdere un cliente data la folla che ogni giorno – pranzo e cena – affolla il ristorante. Ma forse questa ferrea selezione era più frequente quando c’era ancora il vecchio Felice che si piazzava all’entrata del locale scegliendo i clienti che riteneva più meritevoli di apprezzare la sua cucina.

Da qualche anno Felice è stato ristrutturato smarrendo la bella caratteristica di bettola che tanto ci piaceva; oggi si apprezza la buona cucina romana in un gradevole ed elegante ristorante in stile newyorkese. I piatti e il numero esiguo di coperti sono fortunatamente rimasti gli stessi (mentre i prezzi sono inevitabilmente lievitati) e devo dire che il contrasto tra la cucina casareccia e l’architettura moderna fa tutto sommato un bell’effetto.

 

 

Da felice si mangia tutto il meglio della cucina romana e le porzioni non sono adatte a chi soppesa la forchetta attento alle calorie ingurgitate: carbonara, amatriciana, gricia, e i mitici tonnarelli alla cacio e pepe sono piatti che non hanno certo bisogno di presentazione. La cacio e pepe poi merita un discorso a parte legato alla mantecatura che viene eseguita direttamente dal cameriere sul vostro tavolo. E’ questo il vero piatto simbolo di Felice che non potete proprio perdervi.

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La carbonara di Felice non mi ha mai invece convinto pienamente. Buona, ma a Roma si può trovare di meglio.

 

 

Tra i secondi domina il buon abbacchio dalle dimensioni preoccupanti, le polpette di bollito, gli involtini al sugo, i saltimbocca e i filetti di manzo.

 

 

Noi abbiamo anche trovato qualche piatto siciliano (uno dei cuochi in cucina è siciliano) come la caponata, il pesce spada e i calamari ripieni. I prezzi non sono particolarmente eccessivi in considerazione dell’abbondanza e della qualità di ciò che viene offerto. L’unico appunto lo rivolgo ai dolci (crostata ricotta e pere, storico tiramisù al bicchiere, macedonia) che seppur buoni non giustificano, a mio modo di vedere, i 7 euro spesi, e lo stesso discorso mi sento di poterlo fare per i contorni dove 6 euro per una seppur abbondante cicoria ripassata mi sono sembrati un po’ troppi.

 

 

Quindi per concludere: Felice è un locale storico che ha mantenuto intatto la qualità della sua cucina nonostante – cosa che non si può dire per tanti ristoranti romani – il successo. Il conto e la cucina non sono leggerissimi, ma se volete provare l’autentica cucina romana non vedo tante altre alternative di questo livello.

Forse, attualmente, il ristorante migliore dove ritrovare i sapori originali della cucina romana.

 

Trattoria da Felice (a Testaccio)

SERVIZIO: non molto cortese

PARCHEGGIO: a Testaccio non è cosa facile, potete provare nella vicina Via Mario Gelsomini dove spesso si trova parcheggio

PREZZO: 40 euro

GIORNO DI CHIUSURA: mai

TELEFONO: 06 574 6800

INDIRIZZO: Via Mastro Giorgio, 29, 00153 Roma

POSITIVO: l’autentica cucina romana, piatti abbondanti, la cacio e pepe

NEGATIVO: alcuni piatti vengono proposti a prezzi esagerati, servizio poco sorridente e molto sbrigativo

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