La verità è che scrivere la recensione di un ristorante come l’Asino D’oro è terribilmente difficile.
Il punto con cui mi sembra importante incominciare è segnalare la grande creatività dello chef dell’Asino D’Oro. Lucio Sforza porta infatti avanti una scelta creativa con proposte sempre nuove e interessanti. Accostamenti forse a volte un poco spericolati, ma che difficilmentenon susciteranno in voi curiosità e voglia di provare. E direi che non è poco. Ho sentito parlare per la prima volta dell’Asino D’Oro qualche anno fa, a tessermi le lodi di questo ristorante era stato un amico con casa a Orvieto, ed era infatti in questo splendido borgo medievale che Lucio ha iniziato il suo percorso gastronomico. Ho sempre desiderato andare a provarlo, ma il mio amico mi aveva messo in guardia: “Attento a quando decidi di andare perché il proprietario tiene chiuso tre mesi l’anno, viaggia molto e viaggiando trova anche qualche spunto da inserire nelle sue ricette”. Poi qualche tempo fa la scelta di trasferirsi a Roma. All’inizio si era stabilito nella zona Conca D’Oro e i suoi fedeli clienti il nostro intrepido li portavacomunque a casa, nonostante il quartiere non proprio famoso. La scelta di spostarsi in un quartiere strategico come Monti non può che aver giovato.
Lucio Sforza a Roma sta cominciando a farsi un nome, sono lontani i bei tempi in cui si facevano tre mesi di vacanze l’anno, la capitale richiede impegno costante e un bel esborso economico, quindi le vacanze si sono accorciate, anche se “i soldi guadagnati bisogna pur spenderli” e a memoria dei bei tempi vacanzieri rimangono quindi ben due giorni di chiusura a settimana. Fatto piuttosto insolito per un ristorante romano.
Ma tornando al concreto, visto che si parla di un ristorante con cucina creativa, dividerei questa categoria in due tipologie:
1) l’innovazione dovuta ai metodi tecnici di preparazione, come l’azoto, il sottovuoto e altre diavolerie come lo zucchero frizzante e in generale la destrutturazione;
2) l’innovazione dovuta all’accostamento di sapori che intendono rompere gli schemi a cui siamo abituati.
L’asino d’Oro rientra decisamente nella seconda categoria. Ma non sempre si tratta di piatti frutto della creatività dello chef. Per innovare in cucina si può anche recuperare un sapore dimenticato, come il caso delcinghiale in “dolceforte”(o per essere più chiari al cioccolato – 16), uno dei cavalli di battaglia dell’Asino D’Oro: un sapore recuperato dalle tavole laziali del ‘700.
Perché come diceva il mio insegnante, “In cucina non si inventa niente, tutto è già stato provato” e chi ha il merito di ripercorrere con cultura il percorso culinario della nostra storia, spesso torna in auge con sapori dimenticati. A questo punto vi chiederete, come mi sono chiesto io al momento dell’ordinazione, il cinghiale al “doceforte” è un piatto che convince? E qui ritorniamo alla mia empasse iniziale… Questa recensione è difficile da scrivere perchè è difficile dare un giudizio su piatti dai sapori così particolari. Facile scrivere una recensione su una carbonara ben riuscita: in una tavolata di dieci persone nove la troveranno buona. Solo una persona (il solito bastian contrario) dirà che è la peggior carbonara che ha mai mangiato. Ma un piatto dal sapore particolare non tutti sono pronti a mangiarlo. Non tutti amano ad esempio l’agrodolce, modalità di preparazione molto in voga all’Asino D’Oro. Non tutti hanno interesse o voglia di assaggiare lospezzatino carciofi e radici di liquirizia(15), leanimelle al vin santo(14), o ilprosciutto di cinghiale con crema di limone e pecorino(10).
Tanti,nella vita come nella cucina, amano la sicurezza, sono rassicurati da una buona cacio e pepe, e non capiscono neanche il perché di certi accostamenti così avventurosi.
Quindi mai come in questo caso parlerò per me: ho trovato il ristorante molto buono e con una qualità prezzo invidiabile, che raggiunge quasi l’inspiegabile con l’offerta del pranzo a dodici euro. Tre portate di alto livello (ad esempio cannelloni gratinati, vellutata di carote e tortino di melanzane e ricotta) con acqua e un calice di vino dal martedì al sabato. Uno specie di miracolo economico-gastronomico che infatti registra quotidianamente il tutto esaurito.
Tra i piatti che ho potuto apprezzare maggiormente segnalo l’ottimasalsiccia stufata con uva(9), ilbaffo alla salvia e aceto(8), le fettuccine con fegatini di anatra e vin santo(12).
Ma il menu cambia a seconda delle stagioni, dell’umore dello Chef e della sua vena creativa.
I dolci invece non sono del tutto convincenti. Non ci ha infatti stupito iltiramisù di pane(6), meglio invece lavellutata al cioccolato con un leggero retrogusto di liquirizia (6) e la spuma allo zabaione (6).
A fare da contorno a questa buona cucina c’è una sala arredata in stile moderno, forse un po’ fredda: pochi coperti minimal, recentemente arricchiti da fotografie in esposizione.
Molto piacevole la possibilità di usufruire di qualche tavolo all’esterno.
Infine una nota di merito va sicuramente spesa per un servizio molto attento e cortese. E’ sempre bello vedere, ad esempio, ricompensata l’attesa con un bel bicchiere di bianco offerto dalla casa, e ci piace sempre molto incominciare la cena con un “omaggio dello Chef“.
I camerieri inoltre sono stati molto gentili nel consigliarci cosa scegliere, venendo incontro alla difficoltà insita in un menu così particolare.
Ben fornita la cantina, ricca anche di birre artigianali.
L’unica perplessità è stata l’assenza del ghiaccio o di un termos per il nostro vino bianco. Nota stonata che non ti aspetti in un ristorante del genere.
Sicuramente l’Asino d’Oro ristorante da provare per rompere gli schemi spesso grigi di un panorama gastronomico romano che solitamente fa pagare a caro prezzo qualcosa di diverso da una cacio e pepe e una carbonara.
L’Asino D’Oro
SERVIZIO: gentile e professionale
PARCHEGGIO: bisognerebbe scrivere un libro a parte sulle difficoltà di trovare un parcheggio a Monti. Potete provare alla facoltà di ingegneria
PREZZO: 35 euro
INDIRIZZO: Via del Boschetto 73
GIORNO DI CHIUSURA: domenica e lunedì
TELEFONO: 0648913832
POSITIVO:cucina creativa ad un prezzo conveniente, servizio curato
NEGATIVO:certe volte la ricerca degli accostamenti è un poco spericolata (per i miei gusti)
PIATTO DA NON PERDERE:cinghiale in dolceforte (per provare qualcosa di non banale)
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